venerdì 31 maggio 2013

Dalla mia lettura . . .


 





Eccovi delle frasi che mi sono particolarmente piaciute
prese dal libro che sto leggendo,
"Il giro del mondo in 80 giorni" di Jules Verne




- "I passaporti non servono mai ad altro che
ad impacciare le persone oneste
e a favorire la fuga dei bricconi" (capitolo VII)
 
 
 
 
- " "Il mondo non é poi cosi’ immenso. Un tempo, forse.
Ma ora le cose sono cambiate!"
disse Fogg pensieroso.
"Che cosa dici, Phileas? Che il mondo si é rimpicciolito?"
 chiese Flanagan stupito
"Dico semplicemente,Samuel, che il mondo non é piu’
cosi’ grande come sembrava un tempo" "





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lunedì 27 maggio 2013

Trasporti & Macchine termiche . . .


MACCHINA TERMICA 

 
E' un sistema che compie una trasformazione ciclica
 
Esempi: ciclo Otto, ciclo Diesel
 
 

CICLO OTTO

"Ciclo impiegato nei motori alternativi a combustione interna, e in particolare nei motori a benzina, il quale viene alimentato da un impianto d'alimentazione e scarica i prodotti esauriti (gas di scarico) tramite un impianto di scarico.

Il nome deriva dall'ingegnere tedesco Nikolaus August Otto. Egli depositò il brevetto del primo motore a quattro tempi nel 1886; gli stessi studi erano stati compiuti e pubblicati, nel 1862, dall'inventore francese Alphonse Beau de Rochas.

Ciclo Otto ideale: si compone di quattro trasformazioni (due isocore e due isoentropiche). Le trasformazioni, tutte ideali, sono numerate secondo il loro ordine temporale.
• Trasformazione isoentropica 1-2 compressione. Il pistone si muove dal punto morto inferiore (PMI) al punto morto superiore (PMS) determinando un forte aumento di pressione a spese di lavoro esterno.
• Trasformazione isocora 2-3 combustione. Nel ciclo ideale avviene istantaneamente con pistone fermo al PMS.
• Trasformazione isoentropica 3-4 espansione. Corrisponde alla corsa del pistone tra il PMS e il PMI, questa è la fase in cui si produce lavoro, è accompagnata da una brusca riduzione dei parametri intensivi del gas (pressione e temperatura).
• Trasformazione isocora 4-1 scarico naturale. A pistone fermo dopo l’apertura della valvola di scarico i gas combusti escono dal cilindro.

Nel ciclo reale sono necessarie altre due trasformazioni per completare il ciclo.

• Trasformazione P-1 scarico forzato. I gas combusti vengono espulsi attraverso la valvola di scarico dal pistone durante la risalita al PMS.
• Trasformazione 1-Q aspirazione. In questa fase, durante una corsa PMS - PMI, dalla valvola di ammissione viene aspirata la miscela aria-combustibile necessaria a compiere un nuovo ciclo."
Ciclo ideale e ciclo reale di un motore Otto





CICLO DIESEL

"Nel ciclo Diesel ideale, l’unica sostanziale differenza è nella combustione, che si ipotizza avvenire a pressione costante e non a volume costante. Nei cicli reali le differenze tra Diesel e Otto sono numerose: nel ciclo Otto il combustibile viene iniettato durante l’aspirazione nei collettori, la quantità di combustibile iniettata è tale da ottenere sempre un rapporto di miscela vicino allo stechiometrico, la parzializzazione del motore è regolata dalla quantità di miscela aria-combustibile aspirata nel cilindro, l’ignizione è controllata tramite scintilla scoccata, a fine compressione, dalla candela.
Nel motore a ciclo Diesel il combustibile è iniettato ad alta pressione direttamente nel cilindro, nella corsa di compressione viene compressa solo aria, la regolazione del motore avviene variando la quantità di combustibile iniettata e quindi il rapporto di miscela, resta invece costante la quantità d’aria aspirata. La regolazione tramite iniezione del combustibile fa si che ai carichi parziali il rendimento del ciclo Diesel sia maggiore, rendimento che si mantiene maggiore anche in piena ammissione grazie ai maggiori rapporti di compressione ottenibili."
 
 
 
 
 
Per riassumere
 




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domenica 26 maggio 2013

La tragedia di Balvano . . .



Miei cari lettori vi riporto un articolo di Paolo Sgroia pubblicato in "Il Saggio" (Maggio 2004)

"Sono trascorsi sessanta anni da quella notte tra il 2 e 3 marzo del 1944 e i parenti delle vittime del treno merci 8017 ancora non si danno pace. Morirono più di 500 persone in quella fredda notte nella galleria "delle Armi", subito dopo la stazione di Balvano, in provincia di Potenza.

Molti non si accorsero neppure della tragedia, passarono dal sonno alla morte respirando il monossido di carbonio sprigionato dalle ciminiere delle due locomotive a vapore, che trainavano il lungo convoglio che da Napoli era diretto a Potenza.

Una tragedia annunciata, perché nel verbale del 9 marzo 1944 del Governo Badoglio si legge testualmente: "La sciagura deve attribuirsi alla pessima qualità del carbone fornito dal Comando Militare alleato perché già si era verificato, sulla stessa tratta, un caso di morte per asfissia del personale di macchina di un treno dell'autorità alleata".

Era carbone proveniente dalla Jugoslavia, di quello pessimo che sprigionava poco calore e tanto monossido di carbonio. Si era in guerra e le ferrovie erano sotto il comando degli alleati. Sulla linea Napoli-Potenza gli Anglo-Americani avevano istituito solo due treni alla settimana per i viaggiatori, tutti gli altri erano treni merci che servivano per il trasporto di materiale utile ai militari.

Ma era anche il treno che serviva alla popolazione per rifornirsi di generi di prima necessità, materie che scarseggiavano nelle grandi città ed erano reperibili solo nelle zone interne come le campagne di Potenza. Ma su quel treno c'era anche chi doveva viaggiare, e per assenza di mezzi pubblici era obbligato a salire su quei carri merci.

È il caso del prof. Vincenzo Iura, noto chirurgo, salito ad Eboli e diretto a Potenza. Il professore, negli anni sessanta in un'intervista fatta nell'Ospedale Civile di Eboli, era ancora ricordato da tutti come una persona ricca di umanità che operava nella struttura sanitaria più delle volte gratuitamente. Anche lui morirà in quella galleria. Del personale addetto al convoglio si salveranno solo i frenatori, Michele Palo, Roberto Mallo e Giuseppe De Venuto, e il fuochista Luigi Ronga, che svenuto cadde dalla locomotiva e con la faccia a terra riuscì a trovare quel poco d'aria che gli salvò la vita.

Una tragedia che fu subito seppellita nel dimenticatoio, come furono seppelliti in fretta i 519 deceduti nel cimitero di Balvano, dopo aver buttato della calce viva su di essi.

A quei corpi si poteva dare una sepoltura migliore, in modo tale che i familiari ne potessero far riesumare i resti. Erano morti da poche ore non da giorni, e non per un'epidemia.

Il treno 8017 era composto da 47 vagoni, di cui una ventina scoperti. Solo 12 erano carichi e tutti gli altri servivano per trasporto merci. Quando transitò per Salerno, pioveva, ed era già carico di passeggeri che provenivano dalle zone del Napoletano. Al nodo di Battipaglia il treno fece un'altra sosta e la polizia militare americana fece scendere molti passeggeri abusivi. Ad Eboli transitò alle ore 19.12 e fu preso a volo da circa cento persone come capitò anche a Persano. Il convoglio a quel punto aveva a bordo circa 700 viaggiatori abusivi. A Romagnano per riuscire a scalare le pendici delle montagne fu agganciata in testa una seconda locomotiva a vapore.

Alle 23.40 il lungo convoglio partì da Romagnano e dopo circa 7 km si fermò nella stazione di Balvano-Ricigliano, dove c'era un treno fermo in difficoltà. Dopo 38 minuti di attesa le due locomotive allentarono i freni e il viaggio continuò.

Erano le ore 0.50, ed il treno doveva giungere alla stazione di Bella-Muro distante meno di 8 km in un percorso tutto in salita e con molti trafori. Il messaggio di arrivo alla stazione successiva non arrivò mai. Il treno s'era bloccato nella galleria che passa sotto il Monte delle Armi. Le ruote motrici delle due locomotive slittavano sulle rotaie e dopo aver indietreggiato qualche metro il treno si fermò definitivamente. Si doveva decidere in una manciata di secondi cosa fare. Ma ci fu incomprensione tra macchinisti e frenatori, le due locomotive furono trovate nel senso di retromarcia, mentre c'erano 13 convogli frenati. Una tragica fatalità. Gli addetti alle macchine furono i primi a morire: la galleria era ancora satura del fumo del treno che era passato pochi minuti prima. I passeggeri, quelli ancora svegli, incominciarono a borbottare, non si sapeva cosa fare e nemmeno si era a conoscenza del pericolo. Solo quando incominciarono a mancare le forze si cercò di uscire: troppo tardi. Il monossido di carbonio è inodore e uccide nel giro di pochi minuti.

A questo punto ci sono alcune versioni differenti su chi dei due frenatori tornò a Balvano per dare l'allarme: Michele Palo o Giuseppe De Venuto. Erano le ore 5.10 quando la notizia giunse al capolinea.

Staccata una locomotiva da un treno in sosta i funzionari andarono incontro al convoglio, e solo allora si resero conto dell'immane tragedia. Si pensava semplicemente ad un guasto delle locomotive, mai ad un evento così tragico. Il treno fu rimorchiato e riportato indietro e sui marciapiedi della piccola stazione furono deposti più di 500 corpi esanimi, altri che davano segni di vita furono trasportati all'ospedale di Potenza.

Molti di quei corpi non avevano nessun segno di sofferenza sul volto. Erano passati dal sonno alla morte senza accorgersene.

I militari dopo aver portato i superstiti agli ospedali, ebbero l'ingrato compito insieme a dei civili di collocare le salme sui camion e di seppellirle in fosse comuni nel cimitero di Balvano: due per i maschi e una per le donne.

Sul numero delle vittime ci sono discordanze: molti corpi non furono identificati perché senza documenti. La stampa dell'epoca, sottoposta a censura militare, riservò solo alcune righe al più grande disastro ferroviario d'Europa. Solo dagli anni sessanta in poi furono dedicati alcuni reportage a questa sciagura. Della tragedia si è occupata anche la stampa internazionale e le sono state dedicate addirittura delle canzoni da artisti stranieri, mentre in Italia è stato steso un velo pietoso di oblio. Proprio per questo è il caso che venga approvata la proposta di legge n. 4.798 del deputato Giuseppe Molinari, che propone l'istituzione del Giorno della memoria e il Museo della memoria nella stazione di Balvano, in ricordo di quelle 519 vittime decedute in quel funesto 3 marzo 1944."



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La ferrovia . . .






Definizione: infrastruttura di trasporto terrestre idonea alla circolazione di treni. Questo termine assume anche il significato di linea ferroviaria o di sistema ferroviario, indicando in quest'ultimo caso tutte le infrastrutture, la tecnologia ed il personale, necessari a garantire la circolazione dei treni sulle linee ferroviarie. Il termine fu coniato intorno alla metà dell'Ottocento; in precedenza questa infrastruttura era denominata strada ferrata.

Le origini della ferrovia s'individuano in Inghilterra, dove venivano utilizzate ferrovie con trazione a cavalli, sia nelle zone minerarie per l'asportazione del minerale estratto che nelle grandi città con funzioni di trasporto pubblico.
Nel 1804 Richard Trevithick uilizzò per la prima volta una locomotiva a vapore, e la prima ferrovia pubblica fu il Stockton and Darlington Railway inaugurata nel Regno Unito nel 1825.

L'ing. Stephenson costruì la Rocket nel 1829, considerata capostipite delle locomotive poiché unisce i meccanismi fondamentali come la caldaia tubolare e il tiraggio del camino.

In Inghilterra le ferrovie si svilupparono e contribuirono allo sviluppo della Rivoluzione Industriale.

La prima ferrovia italiana fu la Napoli-Portici, nel Regno delle Due Sicilie, che fu inaugurata il 3 ottobre 1839 dal re Ferdinando II di Borbone.

Viaggiare su rotaia diviene più conveniente solo in aree con maggiore densità di popolazione o quando il costo del carburante supera i costi richiesti dai treni, che sono in grado di trasportare molte più persone e cose a parità di potenza impegnata.


La ferrovia Transiberiana, di lunghezza di 9.288,2 km, è la più lunga nel mondo.

"sintesi da documenti trovati sul Web"



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La mongolfiera . . .


"La mongolfiera è un aeromobile che utilizza aria calda, un gas più leggero dell'aria circostante, per ottenere la forza necessaria per sollevarsi da terra. Per la precisione non si tratta proprio di aria, ma dei gas della combustione del propano. Inizialmente il pallone mediante un ventilatore viene riempito di aria che poi viene sostituita dai prodotti della combustione. La mongolfiera vola in virtù del fatto che il gas che riempie il pallone è più leggero dell'aria circostante e questo determina una spinta verso l'alto secondo principio di Archimede.

Il primo volo documentato di un pallone ad aria calda in Europa venne condotto dal portoghese Bartolomeu de Gusmão l'8 agosto del 1709 a Lisbona. Egli riuscì a far decollare un piccolo pallone fatto di carta piena d'aria calda a circa 4 metri dal suolo davanti alla corte del re Giovanni V.

Il primo volo accertato di un pallone capace di portare persone avvenne il 19 ottobre 1783 a Parigi. Il pallone usava aria calda per galleggiare nell'aria e venne creato ad Annonay da Joseph-Michel and Jacques-Étienne Montgolfier (da cui il nome mongolfiera); in quell'occasione il pallone era "vincolato" a terra. Il primo volo "libero" avvenne circa un mese dopo, il 19 novembre 1783.

Le mongolfiere moderne con la sorgente d'aria calda a bordo vennero create da Ed Yost durante gli anni cinquanta. Il primo volo avvenne il 22 ottobre del 1960."



 
Un modello del pallone dei fratelli Montgolfier al Museo della scienza di Londra
 
per maggiori info clicca qui
 
 
 
 
 
 
 



venerdì 24 maggio 2013

Un capolavoro . . . Le navi di Nemi


 

La leggenda del lago di Nemi

 

"Sin dall'antichità il lago di Nemi fu oggetto di una leggenda riguardante due navi favolose di dimensioni gigantesche, costruite in epoca romana, ricche di sfarzo e forse contenenti dei tesori, che sarebbero state sepolte sul fondo del lago per ragioni misteriose. Tale leggenda prese a circolare probabilmente sin dal I secolo d.C., e poi per tutto il Medioevo, accreditata ogni tanto dal ritrovamento occasionale di strani reperti da parte dei pescatori del lago. Queste voci avevano in effetti un fondamento di verità. Le due navi, lunghe 70 metri e larghe più di 25, erano state fatte costruire dall'imperatore Caligola, in onore della dea egizia Iside e della dea locale Diana protettrice della caccia. Frutto di un'ingegneria avanzata e splendidamente decorate, Caligola le utilizzava come palazzi galleggianti in cui abitare o sostare sul lago, o con cui simulare battaglie navali. Ma in seguito alla sua morte avvenuta nel 41 d.C., il Senato di Roma (di cui l'imperatore era stato acerrimo avversario politico) per cancellarne il ricordo fece distruggere tutte le opere di Caligola, tra cui anche le navi di Nemi che furono affondate sul fondo del lago. Da allora la storia delle navi, unita al ricordo della loro magnificenza, fece presto a diventare leggenda."


La scoperta delle antiche navi romane

 

"Il primo a raccogliere le voci sulle Navi di Nemi fu, attorno alla metà del XV secolo, il Cardinale Prospero Colonna, il quale affidò a Leon Battista Alberti il compito del recupero. Il tentativo fu effettuato con l'ausilio di una grande zattera e l'intervento di nuotatori genovesi. Furono recuperate alcune fistole di piombo che permisero una datazione più precisa dell'epoca di costruzione delle navi.
Quasi un secolo dopo, il 15 luglio 1535, il bolognese Francesco De Marchi fece un tentativo avvalendosi di una specie di campana. Fu riportato in superficie "tanto legname da caricarne due muli". 
Nel 1827, a opera del Cavalier Annesio Fusconi, si riprende l'esplorazione del fondo del lago con una campana di Halley
Vengono recuperate pezzi di pavimento in porfido e serpentino, smalti, mosaici, frammenti di colonne metalliche, chiodi, laterizi e tubi di terracotta. Il 3 ottobre 1895 un provetto palombaro individua una delle navi e recupera una bellissima testa di leone in bronzo.
A condurre l'operazione è l'antiquario Eliseo Borghi autorizzato dai Principi Orsini. Su indicazione dei pescatori, il 18 novembre, viene localizzata anche la seconda nave che fornisce altro abbondante materiale. La presenza dei reperti testimonia dell'adibizione del lago a sede di riti sacri e battaglie navali simulate.
Il recupero delle navi vere e proprie, avvenuto per volere del governo fascista, fu un'opera mastodontica che richiese, in un tempo di quasi 5 anni (ovvero dall'ottobre del 1928 all'ottobre del 1932), l'abbassamento del livello del lago per mezzo di idrovore. Dopo quell'intervento, anche dopo il successivo riempimento del lago il livello dell'acqua non tornò mai più ad essere quello originario.
L'impresa di recupero fu resa possibile dall'Ing. Guido Ucelli che fece sì che idrovore necessarie fossero fornite dalla società Riva Calzoni di Milano e, in tale occasione, fu insignito del titolo 'di Nemi'.
Per fare defluire le acque aspirate dalle idrovore fu utilizzato un preesistente emissario artificiale, risalente all'epoca romana, restaurato proprio in occasione del recupero delle navi."







Ipotesi ricostruttiva della nave


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mercoledì 22 maggio 2013

Dalla mia lettura . . .

 

Ecco un passo che mi è piaciuto, riguardo il libro
"Il giro del mondo in 80 giorni",
subito dopo la notizia della scommessa di Phileas Fogg:    
 

"La «questione del giro del mondo» fu commentata, discussa, analizzata con la stessa passione e lo stesso ardore come se si fosse trattato di un nuovo affare dell’Alabama. Alcuni parteggiarono per Phileas Fogg, altri - e formarono presto una considerevole maggioranza - si schierarono contro di lui. Quel giro del mondo da compiere, ben diversamente che in teoria o sulla carta, in quel minimo di tempo, con i mezzi di comunicazione allora in uso, non solo era impossibile, ma insensato!"
(CAPITOLO V)
 
 
 
 
 
 


martedì 21 maggio 2013

Testimonial del mio tema . . .

I personaggi che hanno rivoluzionato la storia dei trasporti sono davvero numerosi ma se dovessi scegliere un testimonial del mio tema sui trasporti direi Joseph Nicolas Cugnot,  ingegnere francese, noto per essere stato nel 1769 l'inventore della prima automobile a 3 ruote.

per maggiori info clicca qui.
        Joseph Nicolas Cugnot






Il Carro di Cugnot
 
 
 
Il Carro di Cugnot nella versione del 1771
 
 
 
 
Il veicolo a vapore progettato da Cugnot
 
 
"Si trattava di un veicolo a vapore ed è universalmente riconosciuto come l'invenzione che ha gettato il seme poi sviluppatosi nell'industria automobilistica, oltre un secolo dopo.

Tale mezzo consisteva in un veicolo a tre ruote, la cui ossatura era un telaio in legno.

La ruota anteriore era quella motrice e la vettura era anche in grado di sterzare, sempre tramite la ruota anteriore.

Il motore di questo mezzo era a vapore ed non era che una grossa caldaia sistemata anteriormente, la quale andava a muovere due cilindri verticali di 325 mm di alesaggio e 387 mm di corsa, per una cilindrata totale di circa 62.000 cm³.

Cugnot aveva studiato il modo per far muovere il veicolo, ma tralasciò il sistema frenante, così durante uno dei primi esperimenti il carro a vapore finì addosso ad un muro del quartiere dove Cugnot conduceva i suoi esperimenti. L'impianto frenante non era infatti in grado di frenare una massa di 4/5 tonnellate. Questo è stato descritto da molti come il primo incidente automobilistico della storia, ma in realtà non si poteva certo ancora parlare di automobili.

In ogni caso, Cugnot perfezionò l'impianto frenante in un secondo modello risalente al 1771.
Le prestazioni non erano di certo paragonabili a quelle di una delle prime automobili, in ogni caso questo grosso mezzo di trasporto (era lungo 7.25 m e largo 2.19 m) poteva trasportare 4 persone a 4 km/h di velocità."


 
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Trasporti & Francobolli

"Il francobollo è una carta-valore, stampato da una parte e gommato sul retro, che serve per l'affrancatura dei servizi di corrispondenza.

La nascita del francobollo vero e proprio è legata alla riforma delle Poste della Gran Bretagna voluta da Rowland Hill nel 1837. L'intuizione di Sir Rowland Hill fu quella del servizio postale prepagato, in cui la riscossione della tariffa postale non avvenisse al momento del ricevimento, bensì all'atto della spedizione a spese del mittente.

   Sir Rowland Hill, l'inventore del francobollo


Il francobollo fece la sua prima comparsa in Italia il 1º giugno del 1850, quando il Regno Lombardo-Veneto emise la sua prima serie denominata "Aquila Bicipite", che comprendeva cinque valori diversi."  



Per quanto riguarda il nostro tema, vi riporto questo libro di Francesco Ogliari, conosciuto anche per il museo dei trasporti di Ranco, da lui fondato nel 1954 e da lui stesso diretto.
 
 
 
 
 
 


La tecnologia nella musica . . .

Anche nel campo musicale possono essere messi in risalto le innovazioni tecnologiche e i relativi effetti sulla società.



Sempre rimanendo sul nostro tema dei trasporti, riporto due brani come esempio





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"The Little Ones at Home. Song & Chorus", temi predominanti: viaggio, navi, vita domestica
 
 
 

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"Flossie Moore From Baltimore", temi predominanti: amore, viaggio, ferrovie



fonte: Lester S. Levy Collection of Sheet Music



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Tecnologia & Fumetti

Quando leggiamo un romanzo, un giornale o un fumetto poniamo principalmente la nostra attenzione sulla storia narrata o sull'evento accaduto, a volte non riflettendo molto sulla realtà che fa da contorno agli eventi descritti.

Ci sono quindi delle volte in cui un lettore, talmente preso ad esempio dalla curiosità di come andrà a finire la storia, non considera alcuni dettagli, dettagli che l'autore inserisce o semplicemente per rendere la narrazione più completa o magari per mettere in luce elementi più importanti, come lo stile di vita di una particolare classe sociale, o la situazione economica di un Paese, o una certa mentalità, o la fondamentale importanza della teconologia per le persone e la società in genere.


Ad esempio, sempre parlando della teconologia e in modo particolare dei trasporti, vi riporto questa copertina di un fumetto di Paperino
 
 
 
 
 
 


Cenno sui brevetti . . .

"Il brevetto (o più propriamente brevetto per invenzione) è un titolo giuridico in forza al quale al titolare viene conferito un diritto esclusivo di sfruttamento dell'invenzione, in un territorio e per un periodo ben determinati, e consente di impedire ad altri di produrre, vendere o utilizzare l'invenzione senza autorizzazione.

Anche se nella maggior parte dei casi il titolare di un brevetto ottiene anche il monopolio del relativo mercato, questo non avviene sempre: il titolare di un brevetto potrebbe infatti trovarsi comunque nell'impossibilità di vendere il prodotto che incorpora l'invenzione brevettata, per esempio a causa di brevetti precedenti di proprietà di terzi.

Per invenzione si intende una soluzione nuova ed originale ad un certo problema tecnico. Essa può riguardare un prodotto o un processo (metodo, procedimento).

Il diritto relativo al brevetto per invenzione appartiene al campo della cosiddetta proprietà intellettuale, unitamente al diritto d'autore e ai marchi. In Italia, come anche in altri paesi, esiste un'altra forme di brevetto, cioè il brevetto per modello di utilità, che protegge i nuovi modelli, consistenti ad esempio in particolari conformazioni o combinazioni di parti più comode o efficaci rispetto a quanto già noto. In passato erano sottoposti a brevettazione anche i disegni e modelli ornamentali, ma oggi sono oggetto di registrazione."    


Ma ritorniamo al nostro tema e osservate, ad esempio, il brevetto
del 1769 del motore a vapore di James Watt


File:James Watt Patent 1769 No 913.pdf
 
 
 
O ancora nel 1879 l’inglese John Lawson ha inventato il primo brevetto di catena applicato con il biciclo
 
 
 
 

martedì 14 maggio 2013

Alcune cartografie . . .


Per vedere le rotte degli aerei nel mondo clicca qui!






Rete dei treni ad alta velocità in Europa al 2011



  per maggiori info clicca qui




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giovedì 2 maggio 2013

Se penso . . .

Se penso a un film riguardo i traporti, penso a "E la nave va" diretto da Federico Fellini (clicca qui).





 Il treno blu  - Quadri 788354 Se penso a un quadro, mi collego a "Il treno blu", Vincent van Gogh





Se penso a una canzone mi viene in mente “The Flight”,  scritta da Fabiana Martone, cantante e compositrice napoletana, che racconta le emozioni e la bellezza di andare in bicicletta. (clicca qui)




Se penso a un libro, ho in mente "Storia dei trasporti " di Francesco Ogliari



Se penso a una poesia, mi viene in mente "La nave dei sogni" di Piero Formentini



Questa mattina
dormivo sognavo
ho fatto un sogno
mentre sognavo
mentre dormivo
 
C'era una nave
che andava andava
sola nel mare
velava velava
le onde solcava
era una nave
che andava andava
Poi quella nave
andava per strada
non era una nave
era un pulmino
e quel pulmino
stradava stradava
le strade passava
era un pulmino
che andava andava
Poi quel pulmino
saliva le scale
non era un pulmino
era un bambino
e quel bambino
scalava scalava
le scale saliva
E quel bambino
là ero io
e da quel sogno
mi sono svegliato
eran le sette
mi san preparato
andavo a scuola
ci sono andato.